Ho letto l’editoriale di Galli Della Loggia: lodevole lo sforzo di spiegare ai conservatori cosa dovrebbero pensare, e apprezzabile la presa di distanza dalle posizioni imbarazzanti di un progressismo che non distingue più un maschio da una femmina.Detto questo, mi permetto però alcune osservazioni:1. nell’interessante editoriale manca completamente la prospettiva trascendente. Lo so, Galli è “laico”, ma non si può pensare di comprendere fino in fondo la situazione culturale, sociale e politica che stiamo vivendo senza considerare le ragioni e gli effetti della profonda, profondissima eclissi del sacro, provocata da illuminismo (che in una misura il Nostro sembra benedire) e marxismo. Del resto l’idea di natura, e lo stesso giusnaturalismo si fondano in definitiva sull’idea che Qualcuno abbia creato quella natura e quel diritto naturale.2. Non condivido l’idea di Galli di un mondo progressista che rifiuti la storia. Dal mio punto di vista i progressisti tentano di demolire la storia che non rientra nei loro schemi ideologici, mentre idolatrano, o al limite fingono di ignorare, altre storie, di cui invece sono artefici e corresponsabili. Si abbattono le statue di Colombo ma si tace sulle purghe staliniane, si criticano ferocemente le crociate ma si giustificano le stragi della rivoluzione francese. Non è dunque vero che il progressismo si ribelli alla storia. La verità è che vuole riscrivere la storia lasciando intatti i capitoli della mitologia di sinistra.È invece del tutto condivisibile l’affermazione dell’editorialista e storico romano: la contrarietà del progressismo contemporaneo al semplice buon senso offre alla destra una grande occasione, a patto che sappia tornare ai valori e riesca ad emendarsi da stupidi e inutili sensi di colpa.
